Prime Esperienze
Verde e azzurro - VII
di Doctor_S
01.09.2022 |
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"Attenzione, non uno qualsiasi, lo sai come sono fatto..."
< Forse abbiamo sbagliato a non parlartene prima, effettivamente. > esordì Fabian.Mi ero seduto su una sedia accanto al tavolo della cucina, poggiando la schiena e i gomiti sul bordo di esso, e stendendo le gambe fino al divano. Tentai di rilassare i muscoli, ancora un po’ tesi. Da quella posizione lievemente defilata, osservavo tutti e tre e cercavo di immaginare il loro flusso di pensieri attraverso gli sguardi.
La fioca luce della piantana, illuminava il profilo di Anna e Roberta, sedute l’una accanto all’altra dalla parte opposta del divano. Poggiavano le spalle alla parete con la coperta tirata fino al seno. Entrambe avevano raccolto i capelli. Fabian era semi-disteso ai miei piedi, dove lo avevo lasciato, ma aveva rimesso i calzoncini.
< Non saprei giudicarlo ora, ma sicuramente sono sorpreso. Continua pure… > gli risposi.
< Come ben sai, il nostro è un gruppo affiatato e lo era già prima che conoscessimo te > fece Fabian ed io annuii < e come in tutti i gruppi di questo genere, può capitare che saltino fuori argomenti piuttosto personali. Ovviamente, dopo aver condiviso le vacanze in hotel, b&b, camper e tende, alcune cose diventano naturali: la doccia assieme, pisciare dietro ai cespugli, cambiarci il costume nello stesso momento… E alla fine, anche fare l’amore tra di noi diventa un momento di condivisione. >.
< Magari avremmo dovuto dirtelo, ma il nostro rapporto era così bello che abbiamo preferito non rischiare di perdere la nostra amicizia! > aggiunse Anna.
Mi presi qualche secondo per riflettere. Poi dissi < Non vi nascondo che per me è tutto molto strano, ma penso sappiate come sono fatto: non giudico le persone. Ora come ora, non saprei quale sarebbe potuta essere la mia reazione alle vostre parole a freddo, ma adesso, essendoci dentro, forse posso capire di più. Correggetemi se sbaglio: tu > feci indicando Fabian < volevi vedere Anna e Roberta stare con me? >.
< In realtà non è del tutto corretto. Da tempo una mia fantasia è… quella di vedere ANNA a letto con un altro. Attenzione, non uno qualsiasi, lo sai come sono fatto. > e a quelle sue parole, il mio sguardo si posò sui suoi prominenti bicipiti < Volevo qualcuno di cui potermi fidare, che avesse cura di lei e che non ci giudicasse. Con lei ne ho parlato più volte, e puntualmente arrivavamo alla conclusione che tu calzi perfettamente nel ruolo che hai ricoperto inconsapevolmente stasera. > concluse volgendo lo sguardo ad Anna.
Lei gli sorrise di rimando e continuò per lui: < Non voglio che tu pensi che ti abbiamo usato in qualche modo, ma anzi al contrario: ciò che è accaduto stasera non era affatto programmato. Come puoi immaginare, Roberta mi ha raccontato quello che c’è stato tra voi e non ti nascondo di non esserne rimasta affatto indifferente. E prima, quando ho visto la coperta muoversi, beh… > abbassò timidamente lo sguardo < mi sono bagnata ed ho pensato che fosse meglio partecipare, piuttosto che stare lì a toccarmi, ecco. >
Aveva proferito le ultime parole come una bambina che cerca di giustificare ai genitori il cucciolo trovatello che aveva portato a casa con sé. Sorrisi.
< Ma ancora non ho capito un dettaglio: tu cosa c’entri? > chiesi a Roberta.
< Assolutamente nulla! È questo il bello… Forse non sai che, quattro o cinque anni fa, il fratello del padre di Anna, Massimo, si è risposato. > rispose.
< Si, ma non conosco i dettagli >.
< Beh, ha sposato mia madre e da allora io ed Anna siamo diventate “cugine”. > disse facendo le virgolette in aria con le dita.
< Continuo a non capire. >.
< Sono bisex, Andrea! > bofonchiò Anna, con aria fintamente scocciata. < Ed anche lei lo è. Ti devo davvero spiegare tutto? >.
Io la guardai senza riuscire a nascondere la sorpresa. Poi volsi lo sguardo a Roberta. < Ed io che c’entro? > chiesi, impaziente di capire il nesso.
< Tu sei capitato. Nel senso che da quando avete iniziato a frequentarvi tutti voi, Anna non fa che tessere le tue lodi: “è educato lì”, “sa il fatto suo qui”, “è intelligente”, “secondo me ci sa fare”, “mi ha detto Fabian che sta messo bene”… > sull’ultima frase guardai istintivamente Fabian negli occhi < poi mi ha fatto vedere qualche tua foto e da me che vuoi? Sono timida, mica ti potevo aggiungere sui social così, senza conoscerti? > concluse Roberta, sorridendomi.
Mi sentii abbastanza stupido per non aver connesso tutto in anticipo. Avevo notato tutti i dettagli, avevo intuito dai gesti e dai comportamenti che ci fosse qualcosa sotto, ma non ero riuscito in alcun modo ad unire tutti i punti, a formare il quadro completo.
Il mio sguardo perso nel vuoto doveva essere palese messaggero dei miei pensieri, poiché Roberta scostò le coperte, scese dal divano e nuda, in tutto il suo splendore, venne a sedersi sulle mie gambe. Passò un braccio sulle mie spalle e mi baciò.
Ovviamente sotto all’asciugamani tutto ciò non passò inosservato e avvertii la pressione del mio membro, risvegliatosi contro la sua coscia.
< Qualcuno qui ha ancora voglia, eh? > mi sussurrò all’orecchio Roberta < Mi dispiace che sei stato l’unico a non avere quello che voleva… Posso rimediare in qualche modo? >.
Mi sollevai col busto verso di lei per baciarla ancora, e le strinsi il seno con la destra. Lei, con il fare da cerbiatta che la contraddistingueva, aprì le gambe, scostò l’asciugamani e me lo prese di nuovo in mano.
< Ti desidero ancora e non so come nasconderlo. È così evidente? > le dissi.
Lei mi sorrise, mi tirò dolcemente indietro la testa tenendomi per i capelli e mi leccò il collo, mentre con la mano iniziò a tendere all’indietro la pelle del mio pene. Socchiusi gli occhi.
< Non è giusto così. Perché dovete divertirvi solo voi? > sbottò Anna, in un finto capriccio. Così buttò via le coperte e gattonò in direzione di Fabian che, sorridente, l’attendeva abbassandosi i calzoncini.
La surrealità nuovamente tornò a caratterizzare la scena che mi trovai a vivere. La percepivo quasi in terza persona, attraverso le palpebre socchiuse, in una prospettiva vagamente cinematografica. Vedevo la mano di Roberta darsi da fare appassionatamente sul mio cazzo. Poco oltre, la medesima passione caratterizzava anche Anna, intenta a leccare il prepuzio di Fabian guardandolo negli occhi. Lui riverso con le braccia sullo schienale, sembrava abbandonarsi al volere di lei come io, simmetricamente, a quello di Roberta.
L’eccitazione stava rapidamente crescendo di intensità. Ogni forma di inibizione o raziocinio sembrava essersi dissolta come zucchero nel caffè.
Le strinsi forte il culo, e lei, di risposta, mi morse il collo ed affrettò il ritmo con cui scendeva e risaliva con la mano. Arrivava in punta, racchiudendomi il glande tra le dita, e con una piccola rotazione me lo accarezzava prima di dirigersi di nuovo verso i testicoli, tenendomi letteralmente in pugno. Sinuosa.
Fabian teneva la testa di Anna tra le mani, che gorgogliava mentre lui glielo guidava lungo la gola. Sembrava che la sua irruenza la eccitasse. Le scopava la gola senza paura di farle male, senza trattenersi.
Desideravo possedere Roberta con la stessa foga, così le lasciai il seno e le passai due dita tra le grandi labbra.
Me le avvicinai alla bocca e avidamente ne leccai via i suoi umori, per poi portargliele di nuovo tra le gambe, usandole per penetrarla.
Ebbe un sussultò e ansimò, mentre scorrevo dentro di lei. Presi a muovermi allo stesso ritmo con cui lei percorreva la mia erezione. Dentro e fuori, a ritmo sostenuto, senza far troppo caso alla mia crescente eccitazione che avrebbe potuto farmi cedere di lì a poco, le davo implacabile piacere. Quasi irruento, non da me.
Incapace di sostenere la mia velocità, lei prese a stringermelo forte nel pugno. Mi faceva male, vista anche la sensibilità che avevo raggiunto, ma ciò mi permise di riprendere per un istante la concentrazione.
Vedevo Anna faticare a respirare, con le lacrime agli occhi, reggendosi alle gambe di Fabian che glielo spingeva fino a toccarle il mento con i testicoli, nonostante la sua rispettabile dotazione, e restava lì per qualche istante, prima di darle un attimo di tregua arretrando. Era dannatamente e follemente affascinante. Roberta lasciò la salda presa sul mio pene, mi prese la mano con la quale le stringevo il gluteo tornito e la allontanò. Poi, tenendola con la sua, se la portò alla bocca e mi leccò le dita. Mi volsi a guardarla negli occhi. Lei mi succhiò ancora il medio, lo percorse come fosse un’estensione del mio pene, lo gustò in punta per poi fermarsi: < Dai, perché ora non fai lo stesso anche col mio culo? >.
Stavo per esplodere. Quanto mi eccitava! Era tutto nuovo, tutto incredibile. In poco tempo Roberta si stava rivelando il mio alter ego femminile, audace e senza freni inibitori. Non me lo feci ripetere.
Poggiò le spalle su di me e condusse la mia mano sinistra nelle sue grazie.
Lascia che mi guidasse fino all’anello di muscoli che le attorniava l’ano, per poi penetrarla lentamente con il medio. Una smorfia di fastidio per un attimo le apparve in volto, che sparì alla stessa velocità quando iniziai a giocare con le mie dita dentro di lei.
La penetravo in sincrono, davanti e dietro, facendo toccare tra di loro le dita separate solo dal sottile lembo di pelle. Mi assicuravo che mi sentisse per bene, senza essere troppo frettoloso. Sentivo il pene pulsare contro la sua gamba, come a voler richiamare la sua attenzione, ma lei non sembrava farci caso, intenta com’era a stringersi il seno con la mano libera.
Lentamente mi feci largo in lei con un altro dito, accompagnato da un suo gridolino sommesso. Dentro e fuori, e di nuovo. Era un lago. Potevo percepirla irrigidirsi mentre la allargavo, per poi rilassarsi quando premevo contro la parete vaginale. La testa riversa all’indietro sulla mia spalla, lasciava il collo alla mercé della mia lingua e delle mie labbra che, affamate, non tardavano a percorrerlo e a cibarsene.
I gemiti di Anna, intanto, testimoniavano che aveva preso a cavalcare Fabian, il quale la teneva saldamente per i fianchi. Lanciai uno sguardo fugace nella loro direzione. Ci guardavano. Guardavano le mie mani possedere Roberta. Le sue gambe divaricate tendersi per accompagnare le penetrazioni. Il suo bacino premere contro le mie mani per sentirmi più forte dentro di sé. Il mio pene dritto contro la sua coscia. Si leggeva il desiderio che ardeva nei loro occhi, ed ansimavano.
Con la destra lasciai l’umido e accogliente tepore della sua figa per concentrarmi sul clitoride. Roberta alzò la testa e si lasciò sfuggire un sommesso < Oddio >, mentre la stuzzicavo con attenzione, a ritmo crescente.
Anna sembrava una furia, facendo schioccare violentemente il suo bacino contro quello di Fabian. Lui la scopava con forza, tirandola a sé con violenza. Pensavo la spezzasse, ma lei sembrava in estasi. La testa piegata in avanti su quella di Fabian, i capelli, ormai sciolti, che oscillavano allo stesso ritmo del seno e le mani sulle sue spalle. Con forza si puntellava dopo ogni colpo per prendere lo slancio per il successivo. Una belva.
Fremevo. Vedevo loro e bramavo Roberta e desideravo scaricare su di lei la tensione erotica che stavo accumulando. Senza badare all’acido lattico che mi saturava il braccio, le premevo la mano contro il monte di venere disegnando, con le dita, movimenti circolari sempre più stretti, sempre più rapidi, allo stesso ritmo con cui le penetravo il culo. Ero curioso di conoscere i suoi limiti. Sempre più velocemente. < Aiutooh! > riuscì a dire, mentre iniziava a contrarsi. Ancora più rapide le mie dita lavoravano frenetiche. E poi…
Si irrigidì. Di colpo. < Oooh siii!! > urlò a denti stretti. Provò a stringere le gambe, ma non ci riuscì abbastanza rapidamente da evitare che il getto dei suoi umori investisse il divano. Portò la mano sul monte di venere, schiacciando con violenza la mia contro il suo piacere. E tremò. Molto. Incontrollabilmente, per un tempo che mi parve decisamente lungo, stringendosi a me e trattenendo un urlo.
Si fermò per qualche secondo. Poi si chinò in avanti e mi lasciò uscire.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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